All’ingresso dello spogliatoio, sabato, è stato intravisto un uomo con un cappello a cilindro e bastone, un uomo corrucciato, pensieroso, silenzioso. Pare che, proprio il silenzio, sia stato interrotto dall’uomo con il cappello a cilindro, che ha iniziato a sussurrare e canticchiare dapprima strani nomi come Agnelli, Tardelli, Zaccarelli, Brera, Rivera, addirittura Cartier e Pierre Cardin ed, infine, sbottare gridando “Nuntereggae più”.
Rino Gaetano Auteri, in verità, ha lanciato il suo grido di dolore nel modo che meglio conosce, in silenzio e lavorando sulla materia prima che gli è stata fornita, buona o brutta che sia.
Ma il vero problema, sabato, è stato che la materia prima era praticamente insufficiente, ridotta ad un quantitativo così scarso che forse sarebbe stato meglio rinunciare alla commessa, chinando il capo in segno di resa. Nuntereggae più, bisbigliava sul prato verde Rino Gaetano Auteri. Ed era un grido di dolore che nasceva dal guardare una panchina con quindici seggiolini (se abbiamo contato bene), su cui erano seduti solo cinque giocatori (la materia prima), lo staff e forse, amici e parenti per colmare i vuoti.
Nuntereggae più, bisbigliava Don Tano che, all’improvviso, in un moto d’orgoglio, chiamava gli undici uomini più fidati, ordinandogli di eseguire il lavoro garantendo, ovviamente, lo stesso standard qualitativo del suo prodotto, quello che viene comprato ed apprezzato sul mercato. “Chissenefrega della materia prima“, è “made in Auteri“, “l’auterismo è l’auterismo“, commentavano gli abbronzatissimi sostenitori della Tribuna Centrale prima della gara. Ed il campo, che non mente mai, gli ha dato ragione. Perchè il primo principio dell’auterismo, che è il principio commutativo dell’addizione e della moltiplicazione, stabilisce che se si cambia l’ordine dei fattori in campo, il risultato non cambia (o meglio, non deve cambiare, dato che il calcio non è una scienza esatta).
Ritrovarsi con Stendardo in campo, ha significato avere peso difensivo devastante e soluzione ulteriore davanti sulle palle inattive (la rete è nata così). Ritrovarsi con Battista in campo, ha significato avere corsa finalmente intelligente sulla corsia di destra e soluzione ulteriore davanti con il tiro di sinistro quando il ragazzo si accentra (incredibile la disinvoltura con cui il ragazzo scende in campo e si prende in mano la squadra in certe fasi di stanca). Ritrovarsi con Maimone in campo ha significato ritrovare un filtro centrale importantissimo quando la squadra attacca e fatica a ripiegare. Ritrovarsi con Giovinco e Corado davanti, ha significato creare una mobilità pazzesca in quel reparto che fa perdere punti di riferimento alla difesa avversaria, offrendo al contempo, duttilità di scelte allo stesso Don Tano, che opta per schierarli come prima punta o esterni a seconda della situazione del match, addirittura invertendoli (assieme a Battista) cinque volte nel primo quarto di gara (Corado ne è uscito un pò disorientato da queste indicazioni tattiche. Si abituerà, ne siamo certi).
Alla fine, le reti potevano essere molte di più, ma i limiti dell’auterismo li conosciamo pure: si attacca, si domina, ma si rischia di uscire con le ossa rotte se l’avversario non lo mandi al tappeto prima del dodicesimo round.
Sabato si riparte, quasi sicuramente, con una fornitura determinante di materia prima, quella più raffinata (ci auguriamo), perchè il “Made in Auteri” va esportato, con il fanatismo del caso, in ogni angolo della penisola.
Good luck and you soon…
“..e allora amore mio ti amo
che bella sei
vali per sei
ci giurerei
ma è meglio lei
che bella sei
che bella lei
vale per sei
ci giurerei
sei meglio tu
che bella sei
nuntereggaepiù..”
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