La verità. Già, quale sarà mai la segreta verità che riveli gli oscuri orpelli che stanno attanagliando l’ambiente, ormai, dal lontano gennaio 2017? Qual è la verità che possa spiegare il senso di percorsi virtuosi a cui seguono, poi, disfatte incomprensibili?
Qual è la verità sulla serenità di uno spogliatoio che a volte sembra concentrato sull’obiettivo sportivo mentre, in altre occasioni, sembra distratto dalle righe vuote di un estratto conto che non quadra a fine mese?
Qual è la verità sull’area tecnica che ormai non sembra più in grado di essere impermeabile agli enigmi societari, tanto da disertare le poche occasioni di confronto con l’esterno come banali conferenze stampa?
La verità, in fondo, è solo una e di colore scuro ed è il buio che avvolge tutto l’ambiente biancazzurro.
Quindici (15!!!) lunghissimi mesi in cui l’oscurità ha relegato la squadra dietro un muro impenetrabile di voci, mezze verità, finte smentite, mugugni e lettere sindacali, dove solo i tifosi provano a reagire riorganizzando il tifo in gradinata e costituendo un’associazione filantropica che preservi e tuteli il brand Matera Calcio. Complimenti a loro.
Il campo, invece, continua a restituire risultati da gioco dell’oca: si fanno tre passi in avanti ed uno indietro ed, almeno questo, è l’unico mezzo sollievo.
Prigioniero dell’entropia ambientale, Don Tano contro la Juve Stabia si inventa alchimista innovatore optando per cambiare l’unica soluzione tattica che aveva portato gratificazioni e nuove speranze ossia il 4-2-3-1, passando ad un 4-3-3 con un esterno veloce come Tiscione a fare il regista basso davanti alla difesa!!! (il solo scriverlo ci regala un senso di nausea ancora forte).
Soluzione fortemente deficitaria per l’equilibrio tattico della squadra che ha perso velocità sulla corsia di destra ritrovandosi, per di più, orfana di peso e centimetri in mezzo dato che l’unico incontrista (Maimone) si è regalato un pomeriggio da incursore in area con risultati disastrosi (azzeccati i tempi di inserimento delle sovrapposizioni al disorientato Angelo, steccava puntualmente i cross in area o la stoccata ad un metro dalla porta). Per la serie: se uno nasce quadrato, non può morire tondo.
Don Tano stecca completamente anche nell’idea di voler, poi, cambiare le sorti della partita riposizionando la squadra col 4-2-3-1: come si può pensare di sfruttare questa impostazione tattica togliendo la prima punta Dugandzic ed inserendo Giovinco, rilanciando il redivivo Sartore in fascia confermando, allo stesso tempo, l’ordine del tiro da fuori a Strambelli che su sei tentativi ha centrato la porta solo una volta?
La difesa, poi, è stato il tasto più dolente della gara.
Se su Angelo ricorriamo spesso a Wikipedia per scorrere la scheda carriera e convincerci che il bel giorno arriverà, pessima è stata la gara del duo centrale difensivo.
Buschiazzo, per ben due volte, si è letteralmente dimenticato di coprire il primo palo e, in una delle due occasioni, siamo stati perforati, complice anche una non chiusura di Angelo sul crossatore, lasciato a venti metri libero di alzare la testa, prendere la mira e confezionare un assist al bacio per il compagno di squadra. Ciò che è stato tragicamente lampante, è stata la superficialità e svogliatezza con cui il brasiliano affronta queste normali fasi di gioco.
Capitan De Franco è incappato invece, nell’errore fatale che, diciamolo tranquillamente, può capitare.
Stupisce, però, la mancanza di tranquillità che si respira nelle retrovie. La Juve Stabia ha agito fondamentalmente di rimessa, ha attaccato poche volte, ma ogni volta che si affacciava dalle parti di Tonti, i gesti scaramantici dei tifosi assiepati nel settore ospiti, erano l’unica arma possibile per evitare il disastro. Tutto vano, alla fine.
Cosa possiamo più aggiungere? Nulla alla partita ovviamente, ma possiamo solo chiedere, ancora ed a gran voce, solo una cosa: la verità.
Lo continueremo a fare sino a quando non si deciderà di dare risposte all’ambiente, ammettendo le proprie debolezze ed esaltando le assopite virtù. I piccoli uomini nascondono le proprie debolezze, i grandi uomini le raccontano. Coraggio.
La verità è chiara a tutti.
“La verità
È che ti fa paura
L’idea di scomparire
L’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire
La verità
È che non vuoi cambiare
Che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose
A cui non credi neanche più”
Good luck and see you soon
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