L’urlo del Caimano: Matera – Paganese

l_uomo_in_piu_l_urlo_del_caimano_tifomateraNella vita non esiste il pareggio” sussurrava angosciato Toni Servillo alias Antonio Pisapia ne “L’uomo in più“, primo capolavoro del futuro premio Oscar Paolo Sorrentino. La spregiudicatezza tattica narrata nella pellicola è diventata storia della partita a cui abbiamo assistito domenica (citeremo Auteri chiedendo venia al reale ispiratore del film, mister Ezio Glerean che portò il Cittadella in serie B, utilizzando uno schema a 4 attaccanti, con un uomo in più appunto).

Don Tano da Floridia riconferma squadra e modulo per affrontare un avversario, la Paganese, prima ammessa con riserva alla terza serie nazionale, poi radiata ed infine rinata tant’è che si è presentata al XXI Settembre con una formazione dignitosissima (Marruocco ed il faro Pestrin per citare i top players) ed in condizioni fisiche da squadra che ha svolto regolare preparazione atletica in estate.

20160904_matera_paganese_00009I biancazzurri sono partiti a ritmi estenuanti per gli avversari rischiando di spaccare la partita nei primi venti minuti: affondi devastanti di un meraviglioso Carretta, addirittura in versione assist man, reti di Armellino e Strambelli, bravissimi nell’accompagnare le folate dell’esterno con puntuali inserimenti in area, coralità scientifica nell’occupazione degli spazi, senso di superiorità totale che poteva e doveva materializzarsi in più reti.

20160904_matera_paganese_00034Resta un nostro limite (per ora), ma se andiamo a guardare i tabellini di questa e delle precedenti gare noteremo un fattore comune: Gherardi, Pinsoglio, Maurantonio e Marruocco, che di mestiere fanno i portieri nelle squadre affrontate, sono stati i migliori in campo. Evidenza scientifica di chi fa la partita, per vincerla ovviamente.

Ma nel tabellino non entrano gli infiniti fraseggi, le entrate in area avversaria palla al piede, le botte da fuori all’incrocio e capita che il goal lo prendi, soprattutto quando (nella seconda frazione) Don Tano diventa Antonio Pisapia e tira fuori l’unico interditore (De Rose), il centroboa che tiene alta la squadra (Infantino) ed il direttore d’orchestra (Strambelli).

20160904_matera_paganese_00002La squadra ha iniziato a sbandare paurosamente, con giocatori che nella follia agonistica salivano a cercar gloria invece di aspettare l’avversario per mandarlo ko al momento giusto, inversioni di compiti di copertura (sul goal preso Di Lorenzo, in apnea tattica, si è dimenticato di rientrare ripetendo l’errore subito dopo), amnesie difensive (Ingrosso che ha perso palloni pericolosi a centro area e Piccinni spesso fuori tempo), fascia sinistra abbandonata dopo lo spostamento a destra di Carretta (Casoli, seppur positivo, ha continuato a tagliare trasversalmente il campo invece di cercare la profondità della sua corsia di appartenenza), rimesse dal fondo sparacchiate direttamente nelle tribune (almeno due quelle ciccate da Bifulco, orfano del riferimento Infantino). Il fattore determinante nel mantenere il vantaggio è stata la tenuta fisica: meno corsa sicuramente, ma pur arretrando, la squadra ha tenuto.

20160904_matera_paganese_00003BOTTOM LINE: con un Carretta ritrovato sulla fascia sinistra che pare restituirgli più lucidità di gioco (passa quando deve passare, non forza tiri e dribbling inutili), con una linea di centrocampo ancora orfana di due sicuri protagonisti, gli acciaccati Iannini e Papini, rimane aperto l’enigma di come sfruttare al meglio Re Saveriano, al momento meno protagonista con una soluzione di gioco palla a terra e passaggi nello stretto. Un’idea è quella di liberargli spazio, magari nelle partite in cui occorrerà essere più attendisti e sfruttare la punta come “reparto totale”, altra è quella di incaricare gli esterni (alti e bassi) di intensificare il numero di cross puri, alleggerendo i centrali di centrocampo da continui compiti di inserimento. Lo schema fisso a volte, diventa un limite.
Good Luck Matera and see you soon..

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