“Oh, it’s such a perfect day/I’m glad I spent it with you/Oh, such a perfect day/You just keep me hanging on/you just keep me hanging on/Oh” (è una giornata così perfetta, sono contento di averla trascorsa con te. Oh, una giornata così perfetta, mi fai venir voglia di restare con te, mi fai venir voglia di restare con te).
La giornata perfetta, il capolavoro, il triplice urlo che squarcia il cielo stellato al centro del Mediterraneo. La storia scritta con penna e calamaio dal genio di Don Tano. Il sogno, da cui non vorremmo mai svegliarci, allietato dal ritmo leggero della “giornata perfetta” di Lou Reed.
La singolarità di ciò che è successo sabato non va cercata nel risultato, nè nel blasone dell’avversario. La straordinarietà di ciò che è successo va trovata, esclusivamente, nella prestazione.
Immensa, unica, eccellente, totale.
Squadra ed area tecnica sinergicamente plasmati e modellati attorno all’obiettivo della vittoria, raggiunta attraverso una didattica applicazione del credo calcistico di Don Tano.
La lezione di calcio ha avuto come protagonista il collettivo. Corsa, qualità, concentrazione, concretezza in ogni zona del campo, giocatori totalmente votati alla causa, superiorità tecnico-tattica mai celata, anzi, edonisticamente mostrata all’avversario.
Abbiamo assistito ad un Negro accompagnare tutte le velocissime azioni di Carretta ed allo stesso tempo ripiegare anche di settanta metri per chiudere l’avversario nel cono d’ombra della bandierina; abbiamo assistito ad uno Strambelli indossare sia scarpe antinfortunistica per azzardare pressing ai mediani leccesi, sia scarpe da danza in occasione della perla a giro che ha chiuso la partita; abbiamo assistito ad un Armellino (e non è la prima volta quest’anno) padrone assoluto del cerchio di centrocampo, dove non ha mai tirato la gamba indietro, dando copertura alla difesa e supporto in fase d’attacco, ma soprattutto, lasciando a Iannini la cabina di regia, cosa molto gradita dal capitano che ha deliziato la platea con assist e lanci telecomandati (spianando il match dove sappiamo).
Il ritmo della squadra è stato elastico: se in passato abbiamo assistito a pericolosissimi sbilanciamenti in avanti che causavano affannosi ripiegamenti e buchi nella zona centrale fra area e centrocampo, sabato, invece, non abbiamo mai concesso ripartenze, grazie anche alla difesa che è rimasta puntellata dietro e sempre in linea, con Mattera ed Ingrosso mai visti salire per accompagnare gli esterni e mai larghi, guardiani del centrale De Franco totalmente impegnato ad annullare Caturano (riteniamo, con evidenti prove oggettive, che la linea difensiva biancazzurra sia, per livello di qualità, la migliore della Lega).
La soluzione 3-4-1-2 riteniamo che sia defintiva se Strambelli gioca titolare: giusto sfruttarlo in mezzo dietro le punte, inutile riproporlo esterno. Ma una curiosità, resta, proprio la fascia destra, orfana del barese: i novanta metri di campo diventano proprietà esclusiva di Giovanni Di Lorenzo che, al momento, rimane imbrigliato tra indicazioni di Don Tano, possibilità di cavalcarla a tutta la velocità e scelta di bloccarsi sulla trequarti senza mai sfondare, anche quando c’è lo spazio, il tempo e la possibilità di farlo.
Chiusa questa felicissima parentesi salentina, riparte un minitorneo di 4 partite in 11 giorni. La squadra, fortissima fuori, dovrà ritrovare la cattiveria (unita ad un pizzico di fortuna in più) ed il cinismo per non perdere punti contro squadre più abbordabili, quelle che, contradditoriamente, soffriamo di più. Fondamentali saranno i ritorni a pieno regime di alcuni indisponibili, sia per dare più soluzioni tattiche al mister sia per riequilibrare minutaggio su più uomini.
Noi, intanto, continuiamo a canticchiare… “Oh, it’s such a perfect day/I’m glad I spent it with you/Oh, such a perfect day/You just keep me hanging on/you just keep me hanging on“…
Good luck Matera and see you soon..
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