Mentre buttiamo giù il pezzo, lo ammettiamo, ci scorrono ancora vivide le immagini del finale, poi del dramma della doppia rete subita, poi di nuovo quelle della corsa gloriosa di Maikol Negro, le urla dello stadio e dopo ancora la piaga e l’angoscia del silenzio sugli spalti.
Vere e proprie scosse elettriche che dilatano e restringono le pupille, flashback che si accavallano a flashforward, perchè Don Tano da Floridia è un genio ed, a 48 ore dalla fine del match, ci ha trasformato in piccoli Leonard Shelby. Le pillole video diffuse dalla rete funzionano (ancora ora) come i post-it e le polaroid per l’investigatore di Nolan in “Memento”, servono a ricordare ciò che è successo dopo ciò che è stato e continuiamo a riguardarle, perchè in solo un secondo, in un sessantesimo di minuto, il cervello ha registrato due storie diverse, due suoni diversi, due epiloghi diversi, ma un’unica verità: abbiamo vinto.
Chiamarla partita è troppo riduttivo: abbiamo assistito ad un viaggio metafisico, con una meta scritta (e nota solo “al signore di cui sopra”), ma raggiunta attraverso un percorso diabolicamente e perfidamente disegnato dal “genio folle” di Don Tano.
La sofferenza fa parte del credo tattico del mister che accetta di rischiare e subire a tratti (i tifosi se ne facciano una ragione), unita alla certezza che sarà partita vera fino all’ultimo maledetto/benedetto secondo. Come nelle precedenti uscite la partita ha seguito tre precise fasi: partenza lanciata, calo ad inizio ripresa e forcing finale (e quando non si “ammazza” la partita nella prima frazione, la seconda si trasforma puntualmente nella festa del calcio, con difesa allo sbando e caccia collettiva alla rete, avversari compresi).
L’assedio è stato totale nella prima parte di gara e quasi impossibile trovare pertugi e binari per entrare in area, tant’è che si è allargato quasi sempre il gioco su un brillantissimo Carretta, puntuale a portare rifornimenti in area dove sono purtroppo mancati Infantino (per una questione di tempi di inserimento) e Strambelli (mai pervenuto e completamente disorientato per tutta la partita).
Solo un capolavoro da fuori poteva, in quella fase, rompere gli equilibri e così è arrivato il tiro che non ti aspetti, una botta all’incrocio del centroboa, per la prima volta marcatore lontano dalla porta avversaria (abbiamo notato, comunque, in diverse fasi della partita Re Saveriano abbassarsi sulla trequarti, a volte sugli esterni, a volte addirittura nella sua metà campo, bravo ad aver interpretato il ruolo in maniera più elastica). La fascia sinistra, in questo momento, è il punto di forza della squadra: con un Carretta rinvigorito grazie alla cura Auteri, incredibile è l’apporto qualitativo e quantitativo di Jack Casoli, ala totale che attacca e ripiega, pendolo utilissimo ad incollare i tre reparti, dato che è praticamente ovunque.
Nella seconda frazione sono venute fuori le difficoltà: puntuale palla persa nella zona centrale del campo (vd. Paganese) e goal subito, buco a centrocampo in fase difensiva sulle ripartenze, con il solo De Rose in balia dei cosentini a prendere il solito cartellino giallo tattico rischiando il rosso (vd. quasi rosso anche con la Paganese), e nella copertura degli spazi centrali sui calci piazzati avversari.
Dietro si è ballato parecchio, palese la sperimentazione della nuova linea a 3 con Mattera, a sinistra, unico ad aver realmente convinto.
La partita è stata decisa dai cambi: supremo Iannini a caricarsi la squadra sulle spalle per l’arrembaggio finale, preziosissimo Negro nello spaziare su tutto il fronte d’attacco per non dare riferimenti alla retroguardia avversaria. Appoggi per i compagni, prima e seconda punta, per un piccolo frangente regista nell’improvvisato 4-2-3-1 con Louzada a sinistra e Casoli a destra, due reti, a lui va ovviamente la palma di migliore in campo.
BOTTOM LINE: la squadra continua a convincere, restano alcune piccole lacune da sistemare dietro dove gli ingranaggi non sono ancora oliati alla perfezione. Dal punto di vista tattico, andrebbe migliorata la fase di copertura nelle fasi, normali, di calo della squadra: quando l’acido lattico è a livelli di allerta e si fatica a rientrare, assistiamo sovente a pericolosissimi uno contro uno con rischio debacle. Un maggior equilibrio e qualche pausa sarebbero, a volte, salutari.
Good luck Matera and see you soon..
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