Dopo la caduta di Agrigento, l’ambiente biancazzurro si è ritrovato in settimana in un clima infuocato, con un pubblico diviso sulle intenzioni di continuare a sostenere incondizionatamente la squadra o abbassare, in religioso silenzio, sciarpe e bandiere in segno di protesta, con uno spogliatoio diviso tra giocatori che garantiscono costanza di rendimento ed altri che contribuiscono alla causa con prestazioni ballerine, con la stampa locale divisa nel raccontare fatti meramente sportivi o nell’inseguire fonti improbabili spostando l’attenzione sui rumours peggiori, in pratica, il quadro che si andava delineando era quello di uno sbandamento trasversale che avrebbe compromesso definitivamente la stagione.
Ma, a sorpresa, alle ore 17 di un anonimo giovedì di primavera, sbuca una figura ombrosa dallo spogliatoio che va ad accomodarsi in uno stanzino adibito a sala stampa, protetto solo da una vecchia scrivania di fòrmica. Ha le fattezze di un vecchio bretone con cappello ed ombrello di carta di riso e canna di bambù, ha la scaltrezza e furbizia di un contrabbandiere macedone (ve lo assicuriamo, non è nemmeno lontano parente del carneade Mensur Kurtisi!), ha la missione educativa di un gesuita euclideo vestito con una tuta rossa come un bonzo alla corte della dinastia dei Ming.
E’ Don Tano da Floridia l’uomo che inizia a sbattere i pugni sulla già malandata scrivania, è Don Tano che diventa il centro di gravità permanente biancazzurro su cui scaricare tutte le frustrazioni e le insicurezze manifestatesi sinora, è Don Tano il punto di riferimento assoluto da cui riparte il nuovo corso per chiudere la stagione senza sgarrare più nulla.
Matera-Messina è stata il punto zero della nuova mission del mister, è stata la giornata numero uno di un calendario che prevede (facciamo i dovuti scongiuri) 13 partite,15 considerando il doppio impegno della Coppa Italia.
Con le gerarchie azzerate, la ripartenza è avvenuta con gli uomini arruolabili più in forma del momento e per l’occasione si è rispolverato il manuale dell’auterismo che alla voce Capitolo Uno trova come titolo “Modulo tattico: 3-4-3“.
La partita, diciamolo francamente, ha offerto pochi segnali tattici di rilievo, nonostante la “manita” di reti realizzate, tanto che si fatica a trovare un protagonista assoluto. La linea difensiva a tre ha ritrovato un Mattera riallineato alle performances passate, disinibito e sicuro sul centrodestra e giocatore addirittura pericoloso davanti, con un palo colpito ed una rete nei primi otto minuti di gara. Insicuri, invece, il ritrovato titolare De Franco, regredito agli stessi livelli fisici post infortunio del 2015 ed il compagno di reparto Scognamillo, in grado di regalare un buco difensivo sul centrosinistra che quasi sorprende anche i messinesi, sempre trincerati dietro un’immaginario bunker scavato a centrocampo. Male le fasce, nota forza su cui si snoda il gioco di Don Tano, dove, se non fosse per la generosità agonistica quasi genetica del sempre presente Jack Casoli, abbiamo ritrovato un anonimissimo Di Lorenzo, in totale astinenza di lucidità e passivo nelle fasi di spinta e corsa.
Stecca anche l’esordiente ed inedito duo centrale di centrocampo, con De Rose appannato nelle fasi di costruzioni di gioco e spesso impegnato a recuperare sui suoi stessi errori in fase di appoggio e con Salandria scarsamente presente e costante nel lavoro a ridosso dell’area avversaria, con evidenti limiti di passo lungo sui rientri, tanto che occorrerebbe rivedere e rettificare la sua scheda tecnica (meglio come esterno, potrebbe diventare un nuovo Casoli che però, a differenza sua, è stato trasformato e convertito a tale ruolo solo dopo aver goduto di una mirata preparazione precampionato, perchè anche Jack arrivò a Matera come centrale).
Davanti, possiamo trovare, facendo un grande sforzo, una migliorata intesa tra gli uomini di reparto, con Lanini meno uomo ombra (e non solo per colpa sua) e con Strambelli che incarna perfettamente la definizione di “altalenanza” delle prestazioni. Molto ispirato domenica nel portare palloni in area, svogliato e leggero nell’esecuzione delle fasi di contrasto. Ma lo ringraziamo pubblicamente per aver infranto un personale ed incredibile tabù: dopo 31 giornate, con una media di calci d’angolo concessi pari a quattro e battuti quasi tutti bassi sul primo palo (tranne domenica scorsa ad Agrigento dove ha cercato di impallinare direttamente il portiere scimmiottando la vecchia gloria Piero Caputo), che fanno un totale di 120 battute dalla bandierina che non hanno prodotto nemmeno una rete, domenica, il triste guinness dei primati ha avuto finalmente la degna chiusura con la rete dell’imperioso “ariete” Jack Casoli. Chiusa questa parentesi, occorre ora trovare nuove risorse e nuove idee per gestire le partite più complicate, partendo dalle certezze ritrovate e superando tutti assieme (squadra, società e tifosi) le dinamiche che possano portare lontano dai due obiettivi stagionali.
Vogliamo tornare a scherzare raccogliendo ortiche nelle strade di Pechino. Ci va bene anche Firenze!
Good luck Matera and see you soon…
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