Oggi per la rubrica “Novant’anni dal campo” abbiamo l’onore di intervistare un ex calciatore, per di più materano, che sicuramente tutti i tifosi biancoazzurri di qualsiasi generazione conoscono. Stiamo parlando di Diego Albano, soprannominato dal compianto Renato Carpentieri “Diegol“, ruolo attaccante, il secondo miglior marcatore della storia del Matera (dopo Picat Re, scomparso l’8 dicembre 2020), primo se consideriamo anche i goal segnati in competizioni che non siano il campionato. Diego in sole 3 stagioni ha segnato in totale 49 reti in campionato, 9 in coppa Italia (il che lo rende il giocatore più prolifico della storia biancoazzurra in questa competizione) e 1 rete nei playoff, per un totale di 59 goal ufficiali (fonte delle statistiche MateraCalcioStory, in realtà Diego afferma di aver siglato 64 reti ufficiali con la maglia biancoazzurra, N.d.R.). Come detto solo Giovanni Picat Re ha saputo fare di meglio in 6 campionati giocati a Matera, totalizzando 52 reti in campionato. Questa breve introduzione può riassumere la grandissima importanza che Diego riveste nella storia della nostra squadra.
Ciao Diego, materano di nascita ma la tua prima esperienza da calciatore ti ha portato a Cava dei Tirreni in C2 nella stagione 1999/2000. Quale è stata la tua trafila da ragazzo? Cosa hai provato quando hai ricevuto la chiamata che ti offriva l’opportunità di esordire in un campionato professionistico? Come è avvenuto il tuo passaggio alla Cavese?
La mia avventura calcistica è cominciata all’età di 6 anni nella mia città con mister Michele Fontana.
A 13 anni dopo una doppietta in un’amichevole disputata con una squadra giovanile dell’A.S. Bari fui scelto per disputare il campionato nazionale dei giovanissimi con l’A.S. Bari. Sono rimasto a Bari fino a 19 anni vincendo Coppa Italia primavera ed il torneo di Viareggio. Nel 1999 arriva la chiamata da Cava dei Tirreni in serie C2 dove vado in prestito. Avrei esordito in un campionato professionistico quindi ero al settimo cielo.
La stagione successiva sei tornato a Matera e per la prima volta hai indossato la casacca biancoazzurra (in quella stagione la squadra si chiamava Materasassi). Come mai sei rientrato a casa? Quali sono state le tue emozioni nel vestire la maglia della squadra della tua città?
Indossare la maglia della mia città non aveva prezzo. Ho accettato di giocare nel Materasassi senza pensarci due volte, ho annullato il contratto con il Bari ed ho iniziato la mia avventura a Matera insieme a mio fratello Tonio. Quell’anno feci 20 goal e quello che non dimenticherò mai è l’entusiasmo dei tifosi e soprattutto le corse ad abbracciare mio fratello ogni volta che la buttavo dentro.
Come hai detto tra i tuoi compagni di squadra quell’anno c’era anche tuo fratello Tonio (per lui tre stagioni nel Materasassi), mentre l’altro tuo fratello Vito ha militato nella Polisportiva Matera (ricordiamo un acceso derby in Eccellenza). Come avete vissuto voi fratelli questa passione comune in famiglia?
L’anno di quel derby non facevo ancora parte del Materasassi in quanto giocavo a Cava dei Tirreni ma mi sarebbe piaciuto davvero tanto dividere il campo con i miei fratelli.
Le 18 reti messe a segno nel tuo primo campionato a Matera (e 2 in coppa Italia) ti hanno consentito successivamente di ritornare tra i professionisti e vivere numerose esperienze in piazze molto importanti (tra tutte ricordiamo Teramo, Brindisi, Latina, a Ferrara con la SPAL e Cavese). Nel corso della tua lunga carriera hai avvertito una pressione maggiore giocando per la squadra della tua città? Pensi che da materano tu abbia risentito di questa ulteriore “responsabilità” nei confronti dei tuoi tifosi?
Ho sempre dato il massimo per tutte le maglie che ho indossato ma ovviamente la maglia della mia città mi ha regalato le emozioni più grandi e maggiore responsabilità nei confronti dei tifosi.
Nel campionato 2008/2009 ritorni a Matera su chiamata del presidente Angelo Tosto. La stagione parte con aspettative altissime ma si chiude con un deludente 7° posto, nonostante ciò riesci a mettere a segno ben 17 reti in campinoato (di cui alcune molto belle, ad esempio il colpo di tacco nella gara d’esordio contro il Grottaglie). Che differenze ci sono state tra questa stagione e la tua prima con la maglia biancoazzurra? Cosa secondo te non è andato per il verso giusto?
Nel campionato 2008/2009 ho realizzato 20 goal stagionali tra campionato e coppa Italia. Gli anni con la maglia della mia città per me sono stati i più belli ed emozionanti della mia carriera ma anche i più duri perché da materano mi sentivo addosso una grandissima responsabilità. Il progetto del presidentissimo Angelo Tosto per me non ha eguali, ha creato una macchina perfetta e un entusiasmo unico. Ricordo i ragazzini già svegli a prima mattina per accaparrarsi le nostre maglie. Questa stagione per me è stata unica perché l’ho vissuta con una maturità diversa, con la maturità da padre di un bambino di 5 anni e proprio nel 2009 lo sono diventato per la seconda volta. Che cosa è andato storto? Non credo che qualcosa sia andato storto ma semplicemente c’erano squadre più competitive.
La stagione successiva, la tua ultima con la maglia del Matera, ha regalato alla città emozioni indelebili. Nonostante un campionato sottotono, il percorso in coppa Italia di serie D è stato trionfale, condito da alcuni tuoi goal pesantissimi. Innanzitutto da materano cosa hai provato nelle storiche trasferte di Boville Ernica (semifinale) e Voghera?
L’ultima stagione con la maglia del Matera mi ha regalato delle emozioni che a parole non posso descrivere. Al di là dei 24 goal realizzati, ogni volta che rivedo quelle immagini con la mia famiglia mi si riempiono gli occhi di lacrime. Le trasferte di Boville e Voghera sono impresse nella mia mente in modo indelebile, ricordo ogni azione e ogni secondo di quelle partite.
Veniamo alla finale di ritorno giocata al XXI Settembre “Franco-Salerno” davanti a 10.000 cuori biancoazzurri. Nel finale ti procuri e segni il rigore decisivo che ti consentirà di alzare, insieme a capitan Martinelli, il trofeo al cielo. Raccontaci le emozioni che hai provato durante tutte le fasi di avvicinamento al match, durante la partita, quando hai calciato il rigore e, ovviamente, al fischio finale.
La finale per me è un film che va rivisto all’infinito: quel giorno pioveva a dirotto, prima della gara esco a vedere il terreno di gioco come ero solito fare e rimasi colpito nel vedere lo stadio completamente vuoto! Invece al rientro per il riscaldamento rimango incantato dalla cornice immensa di 10.000 tifosi biancoazzurri. Prima del rigore avevo i crampi ma l’adrenalina era troppo forte e non vedevo l’ora di calciare in porta. Del fischio finale ricordo il boato dei tifosi e la “bomba”: tutta la squadra in cerchio con mister Rizzo, lo staff e il presidente. Infine la mitica coppa alzata insieme al mio grande capitano Pasquale Martinelli. Un’emozione unica!
Pasquale Martinelli in una nostra precedente intervista ha dichiarato che con te sente di aver stretto un legame particolare proprio perché insieme avete condiviso la pressione ed il peso di essere materani a difesa della maglia della vostra città. Tu come descrivi l’amicizia con Pasquale? In generale ci sono stati altri compagni di squadra con cui hai stretto un legame più forte? E se dovessimo estendere il ragionamento a membri dello staff e presidenti?
Pasquale è il mio terzo fratello, lui è la mia parte razionale, è quello che mi fa riflettere sulle cose prima che io parta in quarta, insomma è l’angioletto sulla spalla. Quella che ci lega è un’amicizia vera, fraterna e tanta stima reciproca. Mi sento spesso con Mirko Carretta che qui per me era come un figlio e tutti i giorni, ancora oggi, stresso il mio grande massaggiatore e grande amico Pasquale Smaldone che mi ha sopportato per tanti ritiri, ma sia io che Pasquale Martinelli ci siamo sdebitati salvandogli la vita per due volte. E per quanto riguarda i presidenti l’ho già detto, per me Tosto rimane il numero uno.
Con le tue 14 reti in campionato (fonte MateraCalcioStory), 1 nei playoff e 6 in coppa hai trascinato la squadra alla conquista del trofeo e, successivamente, dei playoff, trampolino di lancio che consentì al Matera di essere ripescato nei professionisti l’anno seguente. Che ricordi hai della finale di Chieti contro il Pianura? Come mai il tuo rapporto con la squadra biancoazzurra si è interrotto? In generale hai qualche aneddoto, curiosità o ricordo particolare che vuoi condividere con noi?
Ti correggo, i goal sono 18 in campionato e 6 in coppa Italia, in tre anni ho fatto 64 goal. Della finale di Chieti ovviamente ricordo tutto ma soprattutto la felicità di festeggiare la finale di playoff con i tantissimi tifosi che ci avevano seguito. Il mio rapporto con il Matera si è interrotto non certo per una mia scelta.
Nei tuoi ultimi anni di carriera hai vestito le maglie di Vigor Trani, Irsinese, Città di Brindisi, Grottaglie e Gravina. Avresti voluto chiudere la carriera a Matera? In caso affermativo cosa te lo ha impedito?
Certo che per me sarebbe stata la ciliegina sulla torta: concludere la mia carriera nella mia città con i miei colori. Purtroppo non è andata così, e non perché io non l’abbia voluto, infatti sono molto dispiaciuto per questo.
Di rito è la domanda relativa ai 90 anni di storia del calcio materano, ricorrenza che verrà festeggiata il 5 settembre. Quale è il tuo auspicio per il futuro biancoazzurro e cosa auguri ai tifosi del Matera?
Auguro al mio amato Matera di raggiungere traguardi sempre più importanti per la città e per tutto il popolo biancoazzurro.
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